La Storia di questo vitigno si contraddistingue di personaggi da Diomede, sbarcato sulle rive del Gargano, portò con se dei tralci di vite, che hanno trovato qui il loro habitat naturale, a Federico II di Svevia
degustatore del “corposo vino di Troia”, fino ad arrivare ai marchesi D'Avalos che dopo aver conquistato la città nel 1533, e notarono la qualità ed attitudine dei terreni circostanti alla coltivazione di questo vitigno, aumentarono la produzione.
Una serie di carestie, ed una notevole richiesta di olio, spinsero i contadini a ridurre drasticamente le coltivazioni di questa vite, già di per sé poco produttiva, sostituendole soprattutto con uliveti. Al contrario, il vitigno ebbe una larghissima diffusione verso sud, precisamente nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
degustatore del “corposo vino di Troia”, fino ad arrivare ai marchesi D'Avalos che dopo aver conquistato la città nel 1533, e notarono la qualità ed attitudine dei terreni circostanti alla coltivazione di questo vitigno, aumentarono la produzione.
Una serie di carestie, ed una notevole richiesta di olio, spinsero i contadini a ridurre drasticamente le coltivazioni di questa vite, già di per sé poco produttiva, sostituendole soprattutto con uliveti. Al contrario, il vitigno ebbe una larghissima diffusione verso sud, precisamente nella provincia di Barletta-Andria-Trani.
È stato per lungo tempo un vitigno relegato ad un ruolo secondario, rafforzando con la sua corposità colore vini più deboli.
Solo in tempi recenti inizia a ricevere i giusti riconoscimenti, infatti vinificandolo in purezza si ottengono vini di assoluto pregio.
Oggi questo vitigno, viene coltivato in due sottospecie: "Uva di Troia" a grappolo più grande e tozzo, e "Summarrello", con un grappolo cilindrico più piccolo ed inserrato con acini piccoli, quest'ultimo prodotto in quantità limitate, nella sola città di Troia e nelle zone limitrofe.
Svegliamo il nostro palato “il Garganello”
Negli ultimi anni il Nero di Troia è stato rivalutato, un vino rosso menzionato tra i vini più antichi della Puglia, ottenuto da uve di Troia, località nell’entroterra garganica.
Svegliamo il nostro palato “il Garganello”
Negli ultimi anni il Nero di Troia è stato rivalutato, un vino rosso menzionato tra i vini più antichi della Puglia, ottenuto da uve di Troia, località nell’entroterra garganica.
Grazie al grande interesse mostrato dall’ enologia internazionale per le produzioni vinicole autoctone, i vini pugliesi sono riusciti a conquistare una posizione di grande spessore tra i vini tipici dello Stivale.
Il vitigno Nero Troia si presta benissimo alla commistione con altri vitigni locali:
in particolare con i vitigni Montepulciano e Bombino Bianco,dai quali nasce il famoso “Cacc’e Mmitte di Lucera”; un vino dal sapore deciso, che si accompagna perfettamente ai piatti più saporiti della tradizione culinaria pugliese.
Il Gargano è il luogo migliore per degustare questo vino, il territorio dal quale nasce.
Lucia Sgarro
Il vitigno Nero Troia si presta benissimo alla commistione con altri vitigni locali:
in particolare con i vitigni Montepulciano e Bombino Bianco,dai quali nasce il famoso “Cacc’e Mmitte di Lucera”; un vino dal sapore deciso, che si accompagna perfettamente ai piatti più saporiti della tradizione culinaria pugliese.
Le uve Nero di Troia conferiscono al vino del Gargano un colore rosso rubino e un profumo fruttato che ricorda le bacche selvatiche del Parco Nazionale del Gargano inebriante dall’essenza di zagare sprigionata dalle piantagioni di agrumi presenti.
Il Gargano è il luogo migliore per degustare questo vino, il territorio dal quale nasce.
Lucia Sgarro
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