venerdì 8 novembre 2013

Reportage: "Sagra del fungo Cardoncello a Minervino Murge"

Ormai giunta alla 19esima edizione, la sagra itinerante del fungo cardoncello è diventata un must tra gli eventi enogastronomici dell’autunno pugliese. Il primo appuntamento è stato proprio quello di Minervino Murge, che si è tenuto sabato 26 e domenica 27 ottobre.
Domenica 3 novembre la sagra sarà a Spinazzola per poi andare a Ruvo di puglia il 9 e il 10 novembre, a Cassano Murge il 17 novembre, ed infine chiuderà l’evento Poggiorsini il 24 novembre.


Grazie all’impegno delle proloco coinvolte, ogni anno la sagra del fungo cardoncello attira sempre più visitatori, turisti, ed appassionati di enogastronomia proponendo prodotti tipici, eventi culturali, paesaggi mozzafiato e spettacoli di ogni genere.
Per questo, domenica 27 ottobre ho deciso di recarmi alla prima tappa di questa sagra: a Minervino Murge.


Eccovi la mia giornata.
Sveglia con calma alle 10 in punto dopo le ore piccole del sabato sera, colazione rilassante e siamo pronti per uscire di casa.
La giornata è delle migliori: soleggiata, senza vento e con temperature estive oltre i venti gradi; alla partenza subito un dubbio:


Ce la faremo ad arrivare? Nonostante la sua ormai maggiore età (22 anni) decidiamo di dare fiducia al pandino e ci mettiamo in viaggio.
Rosana mi chiama: è già lì e mi dice che per via dell’enorme affluenza di auto, all’ingresso principale della città, i vigili urbani fanno lasciare le auto in un parcheggio, e da lì si deve prendere una navetta gratuita per arrivare fino al centro storico.
Dopo questa dritta, decidiamo di prendere la vecchia strada che da Barletta porta a Minervino; è un po’ più lunga ma il panorama ripaga ampiamente il tempo impiegato.



Dopo una mezz’ora di viaggio tra distese di ulivi, borghi rurali, jazzi sperduti, e purtroppo anche pale eoliche, entriamo in paese.
Sono ormai le 12, e Minervino è già stracolma, parcheggiamo il pandino ormai stremato dai saliscendi percorsi, e, seguendo la folla, ci dirigiamo verso una piazza.


È Piazza Gramsci e da qui comincerà il nostro tour!!!
Non appena arrivati siamo subito investiti da un sacrilego odore di carne alla brace: è il primo chiosco di ristoro che incontriamo e stava cuocendo salsiccia di maiale piccante. Sulla destra l’imponente chiesa di San Michele Arcangelo famosa per la sua pianta ottagonale, a sinistra invece, oltre il chiosco, la terrazza Belvedere, nota a Minervino come “chiancata di s-vir“ da cui si gode di un’affaccio straordinario verso il monte Vulture.


Proseguendo per via Matteotti è un trionfo di colori: sono le mille conserve che ricoprono le bancarelle dei tanti espositori locali.



Assaggiamo di tutto: dalle olive dolci di Cerignola, a quelle piccanti di Minervino, dalla crema di carciofi alla crema di peperoni piccanti, dagli asparagi sott’olio a carciofini etc.
Già dopo le prime degustazioni cominciamo a sentirci un po’ pesanti, per cui decidiamo di alleggerirci partendo proprio dalla nostra parte più delicata: il portafogli!!! È ufficialmente cominciata la nostra sagra personale degli acquisti.


Sono quasi le 13, è l’ora di punta e a fatica ci facciamo strada tra la folla che invade le viuzze della piccola Minervino. Man mano che proseguiamo si fa largo un “odore lattico”: siamo giunti nella zona riservata ai prodotti lattiero caseari!





Alla vista delle mille tipologie di formaggi esposte, la fame riacquista vigore e riprendiamo con gli ormai immancabili assaggini. Tra uno stagionato e l’altro ci imbattiamo in due assolute novità: il formaggio alle vinacce e il formaggio al fieno.



Il primo, stagionato sotto le vinacce fresche di nero di troia si presenta con la parte esterna completamente scura per via della stagionatura, il sapore è deciso e il retrogusto di mosto non tarda al palato. Il secondo invece, durante la stagionatura sotto il fieno assume una colorazione esterna tra il marroncino e il verdastro, il sapore, dolce e delicato, lo pone in contrasto con il primo: comunque entrambi assolutamente da provare e riprovare. E anche qui continuiamo a perdere peso intervenendo sempre sul portafogli, e non siamo ancora a metà dell'itinerario.
Tra una foto e l’altra, arriviamo nella zona dei salumi e degli insaccati tipici della zona tra cui “spicca” la mortadella igp di Bologna.






All’improvviso sento bussare alle mie spalle, è Rosana con il suo storico fidanzato Michele e con il suo immancabile sorriso contagioso.



Dopo i convenevoli del caso, baci abbracci etc…, si passa alla presentazione delle famiglie come da usanze di queste parti, e i complimenti a vicenda si sprecano.
Dopo circa mezz’ora riesco a svincolarmi e si prosegue verso piazza Bovio.
Qui, accanto ad un carretto d’epoca troviamo il banco di funghi più grande dell'intera sagra: è di un coltivatore diretto di Minervino che ci rassicura sulla bontà e sulla genuinità dei suoi prodotti (coltivato all’aria aperta e senza l’ausilio di concimi e diserbanti). Ci fidiamo e facciamo il pieno di cardoncelli.



Nella parte più bassa della piazza, all’ombra dell’ottocentesca chiesa dell’Immacolata Concezione, c’è una bancarella di frutta e verdura che si fa notare per la massiccia esposizione di ortaggi e frutti vari: una muraglia di cime di rapa attira la gente verso il chioschetto, i colori ed i profumi di tutti i prodotti fanno il resto. Ed è così che un normale negozio di ortofrutta diventa una meta di pellegrinaggio per passanti e turisti (noi compresi) che con le loro “offerte”, almeno in questa giornata, trasformano una piccola attività di paese in un fiorente business.











Lasciamo Piazza Bovio e stracarichi di buste ci avviamo in corso De Gasperi. Da qui in avanti e un susseguirsi di chioschi e chioschetti che preparano piatti tipici e menù a base di funghi, a prezzi modici.









Un turbinio di profumi inebria la nostra mente, c’è di tutto: dalle signore che preparano le orecchiette a quelle che fanno “i cucl fritt” (dei tipici panzerottini fritti) dai famosi taralli pugliesi al pane di altamura, dalla focaccia barese alle orecchiette con la cima di rapa.




Ci imbattiamo anche in un locale, trasformato per l’occasione in ristorante di fortuna, e che addirittura, per soddisfare le enormi richieste, fa un doppio turno per il pranzo: 12:30 e 14:30.



A piazza De Deo invece, troviamo gli immancabili venditori di articoli per la casa “usa e getta”, oggi è il turno degli schiaccianoci futuristici, e qui ci accorgiamo che l’itinerario della sagra si avvia verso la conclusione.




Proseguendo per via Dante arriviamo alla caratteristica torre del vecchio orologio, risalente al 400’, epoca nella quale il feudo di Minervino, che comprendeva anche i comuni di Venosa, Lavello e Montemilone, fu portato in dote da Maria Donata del Balzo-Orsini, figlia del duca di Venosa, nelle nozze del 1460 con Pirro del Balzo duca di Andria e principe di Altamura, come testimonia lo stemma dei Del Balzo sulla base della torre.





Curva a destra, poi curva a sinistra e ci troviamo davanti alla seicentesca cattedrale di Minervino, di cui quest’anno ricorre il quettrocentesimo anniversario della sua costruzione, e che fu sede vescovile fino ai primi dell'800’.


Pochi passi e si giunge a Piazza Moro, capolinea della sagra, qui le ultime bancarelle: un chioschetto che prepara carne e funghi grigliati sublimi, un'altro che prepara primi piatti e dulcis in fundu un “tipico” chioschetto di kebab che “stranamente” era completamente privo di clienti, chissà che non vada meglio alla prossima sagra del carciofo…







Oltre la piazza c’è un’affaccio panoramico sull’ex feudo di Minervino. Nella piana sottostante è situata la grotta di San Michele, una cavità naturale profonda oltre venti metri che ospita l’omonima chiesa.





Sono le 16, l’itinerario è finito ed è ora di tornare, soddisfatti e carichi di viveri rifacciamo tutto il percorso in senso inverso e arriviamo, stremati, al punto di partenza: piazza Gramsci.
Qui notiamo un chiosco che era sfuggito alla nostra attenzione, probabilmente perché coperto dalla gente.
La specialità della casa qui, è il “caciocavallo impiccato”, ovvero un caciocavallo sospeso ad una corda sopra ad un braciere di carboni ardenti, la cui parte inferiore, man mano che si scioglie al calore viene raccolta e spalmata su delle fette di pane, e poi condita con funghi o pancetta. E' stato così che abbiamo speso i nostri ultimi soldi della giornata nella ridente cittadina di Minervino Murge.



Morale della favola: abbiamo comprato conserve varie, formaggi, un salame, un tartufo bianco, funghi, cime di rapa, peperoncini piccanti, miele etc; abbiamo assaggiato tutto quello che ci è stato offerto e abbiamo acquistato dei funghi grigliati in piazza Moro e il “caciocavallo impiccato” in piazza Gramsci; abbiamo lasciato una sessantina di euro in questo paesino delle murge e siamo tornati con tanta soddisfazione.

Per la galleria fotografica completa cliccate qui.



Ringrazio l’allegra compagnia della giornata: Maria, Michele, Annalisa, Francesca, Francesco, Cosimo e il piccolo Antonio.

Se l’articolo vi è stato utile o vi è sembrato interessante è gradito un commento!!!
Ciao e alla prossima,

Nessun commento: